Tutto inizia dalle parole di Jordan Radickov:
dai suoi racconti di bisce selvatiche ramarri e lucertole che arrivano
dalla memoria gelosa dell’infanzia*. Poi dal desiderio di muovere
un corpo come quello di un serpente con le parole di Radickov.
Il corpo voluminoso dell’attore, contrapposto a quello sottile
dei serpenti, riesce ad entrare nella biscia spogliandosi di una semplice
maglietta che incarna la pelle del serpente. Ossia l’attore
riesce ad immergersi nell’animalità delle bisce attraverso
le parole e i gesti. In questo caso c’entra la mimica, quella
dei bambini nei loro giochi. La mimica non è una serie di gesti
usati come armamentario da appiccicare alle parole, ma ha a che fare
con la memoria che conserva il residuo dell’esperienza. Il gesto
che cerchiamo non sostituisce compiutamente la parola; sebbene minimo,
è enfatico. Il gesto che ci interessa non vuole descrivere
un comportamento, ma è un atto che contiene la fisicità
dell’animale. Occorre quindi rinunciare a gesti scomposti perché
qui a teatro ogni gesto è irreparabile,
ma nello stesso tempo non ricercare gesti che cristallizzano i significati.
Così l’attore va verso la biscia e non la biscia verso
l’attore. Sssss…..Sssss….Sssss
*Il volume Bisce di Jordan Radickov è
edito in Italia dalla casa editrice Voland (Roma, 2000) a cura di
Giuseppe Dell’Agata. L’autore
Jordan Radickov, nato a Kalimanica (Bulgaria)
nel 1929, è considerato il maggiore prosatore bulgaro vivente.
Autore di numerose e popolarissime raccolte di racconti, commedie
e libri per bambini, le sue opere sono tradotte nelle maggiori lingue
europee.
Per l’anno 2002 concorre all’assegnazione del Premio Nobel
per la Letteratura. |