Esagera muove
dalla scoperta della qualità fortemente teatrale degli scritti
di Varlam Salamov. Dopo aver trascorso 17 anni nei campi di lavoro
sovietici, Salamov tornato in libertà, scrisse “I racconti
della Kolima” mostrandone la vita e la psiche oltre ogni limite
al di là del bene e del male e solo così la si può
mostrare, senza iniezioni di emotività, senza indagini psicologiche,
le parole superflue appaiono un sacrilegio.
Lo spettacolo è diviso in due zone: all’inizio solo lo
sbatter d’ali d’uccelli. (dai ricordi di Irina Sirotinskaja, colei che per lunghi
anni ha raccolto nella memoria i racconti di Salamov).
In una stanza un solo attore: giacca di lana ruvida di provenienza
polacca o ceca, pantaloni scuri, scarpe di fabbricazione nazionale.
L’uomo parla di libri. Fuori dalla stanza, tre macchinisti azionano
a vista un groviglio di corde dosando, con fatica, forza e precisione
manuale. (dai ricordi della Kolima)
Il suono delimita e segnala i tempi e i ritmi delle azioni. Le azioni
sono come schiaffi, seguono leggi di carattere puramente muscolare. |